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Il prototipo della mitica zero appare a metà del 1989 in una gara del mondiale che vedrà nuovamente lo Spagnolo Jordi Tarres salire sul gradino più alto del podio del campionato iridato. La moto vestiva i colori blu/rosso appartenenti al beta tr 34 campionato che risultava la moto di serie di quell’anno. Naturalmente non poteva essere confusa con il modello precedente viste le svariate differenze che catturarono da subito l’interesse di tutti gli appassionati. Jordi portava in gara con successo la prima moto da trial costruita interamente in alluminio con il serbatoio del carburante integrato nel telaio.
 
         
         
 
Le innovazioni tecniche, rispetto alla TR 34, erano enormi, oltre al telaio la zero montava un nuovo forcellone in lega, le forcelle anteriori erano a steli rovesciati, il motore che adottava i semicarter della tr34 era provvisto di un nuovo cilindro raffreddato a liquido oltre a innumerevoli modifiche interne.
 
 
         
         
 
 
La versione di serie del 1990 aveva tutte le caratteristiche per essere definita da molti la numero uno in assoluto. Il colore rosso delle plastiche metteva in evidenza tutte le parti in alluminio , il telaio era costituito da un troncone principale al quale si allacciavano le due bretelle anteriori e il telaietto posteriore , la marmitta era costituita dal collettore in acciaio molto corto che si inseriva nel corpo in alluminio compattato di fianco alla cassa filtro e il silenziatore esterno in lega garantiva una buona silenziosità. La moto risultava potente e maneggevole in oltre godeva di una grande robustezza ed affidabilità.
 
         
         
 
Nel 1991 le plastiche dai diversi profili furono colorati di nero impreziositi con decalcomanie verdi fluorescenti con bordi e filetti rossi. I dischi dei freni risultavano forati per diminuire i pesi e favorire lo sgrondo dell’acqua. Il radiatore di più ridotte dimensioni aveva anche una copertura in plastica di maggiori dimensioni, Nella triangolatura posteriore del telaio si evidenzia una protezione in fibra di carbonio in corrispondenza della pancia dell’espansione.
 
 
         
         
 
 
Altra modifica molto pratica risultava il doppio tappo per il rabbocco del carburante affiancato da quello del liquido refrigerante con una nuova vaschetta d’espansione posta tra i due montanti del telaio per compensare i consueti aumenti di volume. Le forcelle anteriori a steli rovesciati avevano un’ escursione di 170 mm ed un diametro di canne da 35 mm , le funzioni erano differenziate; nello stelo destro erano controllate quelle idrauliche mentre nel sinistro quelle meccaniche , tramite una vite a brugola sulla testa dell’unità destra si poteva regolare la velocità di estensione mentre nell’altra il precarico molla. La marmitta ad espansione veniva privata della rete silenziante all’altezza del collettore di scarico per migliorare l’erogazione , la campana della frizione fu migliorata con lavorazioni di precisione come anche il cappellotto e il tamburino per un disinnesto più preciso ed affidabile al variare delle condizioni di utilizzo, il cambio era stato modificato con una terza più corta e la leva esterna era stata sostituita con una in alluminio.
 
         
         
 
Dati tecnici:
motore monocilindrico due tempi raffreddato a liquido, induzione lamellare, alesaggio x corsa 76x57,5. Cilindrata 260.7 cc, compressione 10,5/1, carburatore Dellorto PHBH26, accensione elettronica Motoplat, trasmissione primaria ad ingranaggi elicoidali cambio a sei rapporti. Telaio in alluminio a doppio montante diagonale, Sospensioni anteriori forcelle tele idrauliche upside-down Paioli da 35 mm. Freno anteriore flottante con disco da 185mm , posteriore flottante con disco da 160 mm. capacità serbatoio 3,5 litri. Peso max 84 kg.
 
 
         
         
 
 
La zero 92 si distingue dalle altre per una inconsueta colorazione del telaio champagne con plastiche viola , una soluzione adottata dai responsabili dell’immagine di casa Beta per rinnovare il look della pluridecorata ammiraglia. La moto adotta anche nuove soluzioni a favore del peso, il silenziatore è in plastica facilmente smontabile, i perni ruota e il forcellone sono in ergal come altri piccoli particolari che abbattono sensibilmente il peso portandolo a circa 80 kg. A favore della leggerezza furono utilizzati anche i carter centrali in magnesio che erano un’ottima soluzione ma necessitavano di un’importante avvertenza inerente il liquido di raffreddamento che se non era del tipo specifico poteva nel tempo danneggiare la sede della girante.
 
         
         
 
Dati tecnici:
motore monocilindrico raffreddato a liquido con ammissione lamellare, alesaggio e corsa 76x57,5, cilindrata 260,7 cc. Alimentazione con carburatore Dellorto PHBH26TD con galleggiante sdoppiato, trasmissione primaria ad ingranaggi a denti dritti, frizione multi disco in bagno d’olio. Monoammortizzatore posteriore idropneumatico senza vaschetta. 84 kg.
 
 
         
         
 
 
Il 1993 fu l’ultimo anno della zero, la versione con i parafanghi bianco/grigio lasciò successivamente il passo alla Techno. Non furono molti gli aggiornamenti tecnici su questo modello, la moto aveva raggiunto un grado di evoluzione soddisfacente, questo permise di mettere in commercio ancora per una stagione una motocicletta che rimarrà una pietra migliare nel mondo del trial.
 
         
         
 
 
 
         
         
 
 
         
         
   

 
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