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La Coach era stata ideata per proporre agli utenti un modello meno sofisticato ma con un prezzo più contenuto rispetto alla versione da trial-gara. In seguito gli esperti di marketing della casa brianzola scoprirono un buon interesse fra gli appassionati di quelle motociclette per un uso diportistico o cittadino. La Coach accessoriata di una sella “weekend” di grandi dimensioni, il serbatoio con una capacità di 5,5 litri e le pedane per il passeggero era così un buon mezzo da moto alpinismo.
 
 
         
         
 
 
Veniva assemblata con componenti di minor pregio rispetto alla versione 307, il manubrio e la piastra paramotore erano in acciaio come anche il telaietto reggisella che incorporava i supporti pedane del passeggero. Il monoammortizzatore era senza vaschetta con regolazioni, il freno posteriore era a tamburo, il forcellone posteriore non era in alluminio e le forcelle anteriori erano di tipo tradizionale.
 
 
     
         
 
La struttura , di derivazione 307, era a culla aperta con ampi fazzoletti di rinforzo nella zona del canotto di sterzo dal quale partivano il trave superiore a sezione tonda e quello anteriore che si sdoppiava all’altezza dello scarico. Il motore con una cilindrata di 249,4 cc era raffreddato ad aria con induzione controllata da un pacco lamellare.
 
 
         
         
 
 
Dati tecnici Coach 1990:
Motore monocilindrico due tempi , alesaggio e corsa 74 x 58 mm, rapporto di compressione 10, 4:1, cilindrata 249, 4cc, carburatore Dellorto PHBH26CS, accensione elettronica a scarica capacitiva, cambio a sei rapporti.
Forcella anteriore tele idraulica a perno avanzato escursione 170 mm diametro canne 35 mm, freno anteriore a disco fisso di 185mm, posteriore a tamburo da 125 mm.
 
         
         
         
 
 
         
         
   

 
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