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Il trial nasce in Inghilterra agli inizi del 1900, le prime gare venivano disputate su strade sterrate e ripide colline dove la grande difficoltà era costituita non tanto dai percorsi da effettuare quanto dal fatto che le moto usate erano di derivazione stradale, per intenderci le vecchie e pesantissime monocilindriche Inglesi.
 
         
 
Lo spirito base delle competizioni consisteva nel provare a superare degli ostacoli che a quei tempi erano rappresentati da fossi e curve strette. Nel tempo queste competizioni divennero sempre più diffuse tanto da indurre alcune case motociclistiche come la Norton, AJS, Matchless, Ariel, Triumph, BSA, Greeves a creare i primi prototipi progettati per questo nuovo sport.
 
         
 
Le motociclette in listino erano di derivazione stradale ma le modifiche necessarie venivano realizzate direttamente dalle case costruttrici.
 
         
 
Il primo campionato del mondo di trial fu disputato nel 1975, il decennio precedente fu caratterizzato da una sorta di campionato europeo dove nel 1964 il pilota Inglese Don Smith su Greeves si aggiudicò la vittoria , seguirono: nel 65-66 Gustav Franke su Zundapp, nel 67 Don Smith su Greeves, nel 68 Sammy Miller su Bultaco, nel 69 Don Smith su Montesa, nel 70 Sammy Miller su Bultaco, nel 71-72 Mick Andrews su Ossa, nel 73 Martin Lampkin su Bultaco e nel 1974 Malcolm Rathmell su Bultaco.
 
         
 
Verso la fine degli anni 60 l’avvento delle moto Spagnole, Montesa, Bultaco e Ossa, dotate di nuovi motori 2 tempi più leggeri e performanti aprì un nuovo capitolo nella storia del trial. Le moto iberiche spadroneggiarono fino alla fine degli anni 70 , le loro caratteristiche innovative conquistarono un gran numero di appassionati in molti paesi del mondo, questo permise al trial di diventare uno sport motociclistico seguito alla pari del cross e della regolarità.
 
         
 
L’inizio del campionato del mondo di trial rappresentò un ulteriore svolta e le case costruttrici furono sempre più motivate ad impegnarsi nell’evoluzione tecnologica dei modelli che venivano aggiornati annualmente e le competizioni divennero sempre più impegnative.

Nel 1976 il pilota Yrjo Vesterinen conquistò il primo posto al campionato del mondo in sella ad una nuova versione della Bultaco 325 alleggerita e potenziata , al secondo posto lo seguiva Malcolm Rathmell con la nuova Montesa 348, il terzo posto andò a Martin Lampkin anche lui sulla nuova versione della Bultaco mentre Mik Andrews ottenne la quarta posizione in sella alla nuova Yamaha 360.
 
         
 
Nel 1977 la FIM abbandonò il vecchio sistema di punteggio per adottare quello che considerava validi tutti i risultati delle prove del campionato del mondo. In quell’anno la Ossa perse il suo pilota di punta Thore Evertson e l’Inglese Rob Sheperd lasciò la Montesa per la Honda britannica sotto il controllo sportivo di Sammy Miller. La sorpresa del mondiale 77 fu rappresentata dal secondo posto, nella gara Irlandese, del giovanissimo John Reynolds su una nuova Ossa con l’inedito sistema di ammortizzatori cantiliver.
Vesterinen arrivando secondo in casa e vincendo la penultima prova in cecoslovacchia si assicurò la certezza matematica del titolo e la gara Svizzera fu solo un duello tra Ratmel e Karlson per il secondo posto che fu conquistato dallo Svedese.
 
         
 
Il 1978 fù ricordato da tutti gli appassionati per la comparsa della prima moto Italiana da trial la SWM e il nuovo ingaggio, il pilota Coutard, seppe mettere a punto le capacità del motore Rotax a valvola rotante.
Vesterinen riuscì a conquistare nuovamente il titolo iridato ma alle sue spalle ci furono altri due piloti della Bultaco Lampkin e Schreiber.
 
         
 
Il 1979 rappresentò gli ultimi bagliori della Bultaco, in quell’anno la famosa casa Spagnola cominciava ad accusare i primi segni di crisi aziendale.
Gli anni 70 volgevano al termine e l’avvento di nuovi marchi sul mercato furono i primi segnali di un futuro cambiamento. Il campionato del mondo si concluse con un Bernie Schreiber al primo posto seguito da Yrjo Vesterinen e Ulf Karlson.
 
         
 
L’anno 1980 viene ricordato come quello della Montesa (prima corona mondiale) e per la chiusura della fabbrica Bultaco, in oltre la nuova Italjet cominciò ad essere presente con successo nelle gare iridate grazie anche a Bernie Schreiber che costretto a lasciare la Bultaco optò per la nuova moto Italiana che tecnicamente era molto simile alla Sherpa. Il mondiale 80 si concluse con Karlsson al primo posto, Schreiber al secondo e Vesterinen (nuovo pilota Montesa) sul terzo gradino del podio.
 
         
 
Nel 1981 emerse la speranza, di molti appassionati, che la Bultaco potesse promettere una rapida ripresa. In quell’anno infatti riuscì a fabbricare ancora l’ultimo modello il 340 a 6 marce e Vesterinen tornò alla guida della sherpa ottenendo un ottimo terzo posto in classifica generale, il secondo posto spettò a Karlsson confermato pilota Montesa.
Questo fu un anno memorabile per la SWM (prima casa Italiana a vincere un titolo mondiale) che potè confermare la crescita della tecnologia e sperimentazione dei nostri prodotti. Tutto questo fu possibile grazie anche all’abilità del pilota SWM Gilles Burgat nuovo campione del mondo. In quell’anno la Fantic Motor sperimentava un nuovo modello di 240 cc che faceva ben sperare in un futuro di successi, in fine l’Honda dopo l’abbandono dalle competizioni dell’Inglese Sheperd contava sulle forze della nuova promessa Belga Eddy Lejeune che con il quarto posto nel mondiale 81 gettava le basi per il futuro.
 
         
 

 
         
         
         
   

 
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