Home
Contattaci  

     
   
     
 
 
     
 
Il motore due tempi lo si potrebbe definire “tecnologicamente avanzato” in quanto ha una fase attiva (ovvero la fase in cui avviene la trasformazione effettiva dell’energia chimica in termica e dunque cinetica) per ogni giro completo dell’albero.
Questa è la differenza più importante rispetto al motore 4 tempi che ha una fase attiva ogni due giri dell’albero, e quindi una resa di potenza quasi dimezzata. In oltre il 4 t. utilizza una parte di energia per muovere la pompa dell’olio e la distribuzione con alberi a camme e valvole.
Da sempre il propulsore 2 tempi è stato utilizzato prevalentemente su moto da competizione dove necessitano grandi prestazioni a livello di potenza e pesi e ingombri contenuti in oltre, a favore di questo motore vi sono: la semplicità costruttiva, il ridotto costo di produzione, la manutenzione ridotta e l’affidabilità dovuta al ridotto numero di parti in movimento. In sostanza, costa poco produrlo è leggero, ha un’ottima resa ed è affidabile.
L’elemento a sfavore risiede nelle sue emissioni inquinanti che sono superiori al classico motore 4 t., la lubrificazione data dall’olio miscelato alla benzina rappresenta il suo “tallone d’achille”. Oggi vi sono diverse case costruttrici impegnate nello studio di motori 2 tempi con diversi sistemi di lubrificazione, ma al momento non sembra vi siano risultati significativi.
 
         
 
In tutti i casi crediamo che se il motore 2 tempi venisse esclusivamente utilizzato su motociclette per l’uso da fuoristrada (trial-cross) l’inquinamento prodotto da queste ultime sarebbe paragonabile ad una goccia in un lago, in oltre bisogna tener conto che le moto sopracitate che oggi usano motori 4 tempi hanno emissioni nocive di poco al di sotto delle 2 tempi. Questo è dovuto al fatto che adottano, per ovvi motivi, motori molto esasperati che hanno la caratteristica di bruciare più olio lubrificante rispetto a motori tradizionali.
La domanda che può sorgere spontanea è: perché si costruiscono moto da trial e cross adottando motori 4 tempi che costano di più vanno di meno e inquinano?.
Sono domande per le quali è difficile trovare una risposta, è un pò come chiedersi se la marmitta catalitica funziona realmente o se la benzina verde che contiene il benzene (altamente tossico) sia un reale passo avanti o semplicemente uno delle tante strategie commerciali.
Purtroppo noi non abbiamo “al momento” sufficienti informazioni per rispondere a questi quesiti.
 
 
         
 
In questo “special”, richiesto da alcuni appassionati, vogliamo solo schematizzare, in breve, il funzionamento del motore 2T.
 
 
 
Le fasi di funzionamento sono costituite da:

1° - Aspirazione - Nella risalita, il pistone crea una depressione nel carter che richiama la miscela (aria-benzina) che passa dalla luce di carico e dal pacco lamellare che funziona da valvola di non ritorno.
 
         
 
2° - Precompressione/Travaso - Nella discesa il pistone crea una pressione nel carter che permette alla miscela di andare nella camera di scoppio tramite i travasi.
 
 
         
 
 
3° - Compressione - Salendo il pistone chiude i travasi e arriva al punto massimo superiore.
 
         
 
4° - Scoppio - La scintilla della candela produce lo scoppio che determina una pressione sul pistone.
 
 
         
 
 
5° - Scarico - Nella discesa il pistone scopre la luce di scarico e permette così ai gas di uscire. In questa fase la marmitta ad espansione ha una funzione determinante, in quanto permette, grazie alla sua conformazione, di far tornare nella camera di scoppio una parte di gas incombusti .
 
         
   

 
Home | | Note legali